NASCITA DELL’ANTIPENSIERO

Non è vero.
Significa qualcosa per me.

Doveva essere il 2004, c’eravamo appena conosciuti.
Ci vedevamo solo nei weekend. Il sabato mattina andavo a fare la spesa al mercato di via Olona. Mi immergevo nei colori e negli aromi degli ortaggi sui banchi, nel vociare degli sconosciuti, anticipando la gioia di cucinare per lei mentre acquistavo i prodotti più freschi. Poi andavo a prenderla in Centrale, era bello prendere insieme la metro, tornare verso casa sapendo che appena chiusa la porta avremmo iniziato a scopare.

Passavamo gran parte del tempo a letto, materasso per terra, canne, candele accese, musica e tutti i cliché. Negli intervalli fra una scopata e l’altra dipingevamo o guardavamo dei film d’autore. Ogni tanto, però, un giro in centro lo facevamo.

Quel giorno eravamo stati proprio da Zara in Corso Vittorio Emanuele, che doveva avere aperto da poco. Naturalmente passammo molto più tempo al reparto donna, ed ebbi questa folgorazione: i vestiti al reparto uomo, che avevamo brevemente visitato, mi annoiavano terribilmente. Quelle linee dritte, le forme scontate, ripetitive, i colori neutri. Tutto dava l’idea di qualcosa austero, di una mente rigida, una patologica mancanza di fantasia.
L’abbigliamento femminile aveva una marcia in più. Trasmetteva l’idea di un universo ricco e sfaccettato, in cui l’immaginazione vola libera a dare forma alla realtà.

Riflettei un istante su quanto parziale e ipocrita fosse la battaglia per la parità di genere. Sembra che tutta la vita si riduca al livello salariale o al numero di seggi in parlamento. La verità è che se consideriamo l’esistenza nella sua totalità, le donne godono di una libertà decisamente maggiore dei maschi. La vita dell’uomo è schiacciata da una quantità di regole e aspettative che restringe lo spettro emotivo a un sassolino gelato...

La deviazione razionale durò giusto un minuto. Ero troppo impegnato a scorrere file di morbidi maglioncini a manica di pipistrello, colletti enormi o scollature profonde, camicie dalle audaci, coloratissime fantasie floreali. Non trovavo ci fesse nulla di gay in quell’euforia esplorativa. Era un puro istante di assenza di condizionamento. Vedevo le cose per quello che erano, indipendentemente dalle aspettative del mondo che, negli anni, avevano scolpito la mia identità, come confermavano le occhiate sospettose delle commesse e delle altre clienti, di cui non mi importava, ero libero e felice.

Non acquistai nulla in quell’occasione. Mancavano le taglie, l’attenzione e il coraggio per dedicarmi pienamente a quel gioco.
Però uscii in strada carico di una leggerezza illuminante.
Questo, antipensiero, mi dissi, era senz’altro la strada per me.