Cristo, è mezzogiorno e mi si chiudono gli occhi.
Mi sono svegliato alle due a.m. in preda al reflusso gastroesofageo.
Eppure avevo fatto il sogno più luminoso degli ultimi mesi.
Ero in una foresta a fare campaggio solitario. Sto per coricarmi accanto al bivacco quando arriva una mandria di asini selvatici. Il capobranco raglia come una furia in cima alla collina. Un’asina bianca, bellissima, pascola invece mansueta, non lontano da me. Mi guarda e mi viene incontro, mi si mette alle spalle e prende la forma di una ragazza fatata, che inizia a massaggiarmi la schiena sussurrando incantesimi.
Un rigurgito acido ha spezzato la magia. Mi alzo e prendo un Maalox, senza alcun beneficio. Dopo mezz’ora mi rialzo e prendo la magnesia. La terza volta provo coi fermenti lattici e la quarta una tazza di camomilla.
Ogni volta passeggio fra il bagno e la cucina, piscio, rutto bolle spinose come ricci di mare. Prego. Provo a riprendere sonno ma è come avessi ingerito un piatto di pasta cruda. Una fondina di spaghetti crudi sminuzzati rumina dentro al mio stomaco, che sembra volersi spostare dalla sua sede per fuggire al male, mi cammina dentro il cuore e giù all’intestino, a destra e a sinistra, in gola e lungo le braccia.
Verso le cinque, facendo due conti, ho ripreso sonno, dopo aver tenuto la tazza di camomilla bella calda sulla pancia per una mezz’ora.
Di nuovo prendo a sognare fitto per tre ore buone.
Sono in viaggio con Carolina. Dividiamo una stanza d’hotel con una donna orientale, forse sud-coreana, una vecchia conoscenza. Lei però sta con un’altra sua amica in un’altra camera, è una specie di mini-appartamento. Dopo qualche giorno di permanenza, vengo preso dal panico: all’arrivo ho installato un cassetto nel muro e, per incassarlo nella parete, devo aver sfondato quella della stanza accantoe. Insomma ho fatto un pasticcio e mi verranno addebitate le spese. Esco a valutare i danni, poi torno in corridoio, e mentre mi guardo in giro chiedendomi che fare, vedo una mora altissima e che esce dalla nostra stanza a seno nudo.
“Allora, avete voglia di divertirvi un po’ con una vera portoghese?” mi chiede.
Raggiungo Caro e le coreane per capire che sta succedendo, e in camera nostra c’è un’altra escort, una bionda volgare super-siliconata.
Indago con lo sguardo le mie compagne di viaggio, che non mi sembrano completamente ostili all’idea.
“Quanto vorreste?” chiedo.
“Diecimila euro”, risponde la portoghese.
Ridendo, accompagno le due prostitute alla porta. Però intanto la fantasia ha preso corpo, fra noi.
Mi approccio alle coreane, che sono sdraiate su un letto a castello, piuttosto timide, specialmente l’amica dell’amica che ha un corpo minuto e mentre la spoglio sembra parecchio inibita, indecisa.
L’orgia si protrae fra vari intoppi e ritrosie, momenti di ardore, cambi di letto e di partner, ma è sempre di una dolcezza estrema, estasiante.
C’è un passaggio in cui sono stretto fra due corpi nudi di donna, ce l’ho stampato in testa. Rimiro i loro seni e le fiche, mi ci perdo dentro sapendo che li posso toccare e leccare, a sazietà. È il piacere puro e incondizionato, mi dico, l’unica vera ragione di esistere.
Sta crollando su sé stesso, come la Torre di Babele. L’ultima goccia è l’AI, che sta facendo collassare l’intera baracca.
Per altro, a nessuno gli frega più un cazzo.
Tutto è diventato pietosamente irrilevante. Non lo senti?
Prima, internet ha dilaniato la realtà.
E ora sta esso stesso andando a puttane, mollandoci qui in balia del nulla.